sabato 10 aprile 2010

Raimondo Moncada legge Ignazio Buttitta

Raimondo Moncada interpreta la poesia “Ncuntravu u Signuri” del grande poeta Ignazio Buttitta, nela trasmissione televisiva “Domenica è sempre domenica” condotta da Egidio Terrana sull’emittente siciliana Teleacras. Il programma è andato in onda il 4 aprile 2010, domenica di Pasqua.
La poesia “Ncuntravu u Signuri” è tratta dalla splendida raccolta “Io faccio il poeta” del poeta di Bagheria. Il libro è stato pubblicato dall’editore Feltrinelli, con prefazione dello scrittore racalmutese Leonardo Sciascia. L’opera poetica, appena uscita, è stata insignita nel 1972 del prestigioso premio Viareggio.


Ignazio Buttitta, definito “poeta di piazza”, è uno dei siciliani più importanti della letteratura siciliana del Novecento. La sua poesia traduce in versi un secolo di storia sociale, politica ed intellettuale della Sicilia. Visse in prima linea le lotte contadine, le due guerre mondiali, l’antifascismo, la lotta contro la mafia e la classe politica post-bellica.
Quella del poeta bagherese è una scrittura che vuole essere recitata e cantata. Egli stesso scriveva recitando e cantando, per recitare e cantare. Molti artisti siciliani hanno musicato i suoi straordinari versi che sono rimasti nel repertorio della migliore e più ricercata musica popolare siciliana.
Ignazio Buttitta amava recitare le sue composizioni in pubblico, con passione e vigore raggiungendo, con i suoi versi e la sua voce, il cuore della gente. Riusciva, dal palco a trasmettere emozioni e a tenere in pugno l’uditorio. Una delle poesie che recitava a memoria con calibrata teatralità e con vibrante pathos è proprio “Ncuntravu o Signuri” che ci propone Raimondo Moncada. Il brano, pur rappresentando una dichiarazione di agnosticismo nei confronti della religione, ammette comunque la presenza di Cristo sulle strade del mondo.
Ignazio Buttitta, pur esprimendosi in dialetto e ispirandosi principalmente alla realtà siciliana, ha espresso valori universali. Non per niente i suoi libri sono stati tradotti all'estero in altre lingue.

Le opere di Buttitta

Sintimintali”- Poesie con prefazione di G. Pipitone Federico, Edizioni Sabio, Palermo 1923;
Marabedda”- Edizioni La Terrazza, Palermo 1928;
Lu pani si chiama pani”- Traduzioni in versi di Salvatore Quasimodo, illustrazioni di Renato Guttuso, Edizioni di Cultura Sociale, Roma 1954;
Lamentu pi la morti di Turiddu Canivali” - Traduzione di Franco Grasso, Edizioni Arti Grafiche, Palermo 1956;
La peddi nova”- Prefazione di Carlo Levi, Edizioni Feltrinelli, Milano 1963;
Lu trenu di lu suli” - Introduzione di Leonardo Sciascia, edizioni Avanti!, Milano 1963;
La paglia bruciata” - Prefazione di R. Roversi con una nota di Cesare Zavattini, Edizioni Feltrinelli, Milano 1968;
Io faccio il poeta” - Prefazione di Leonardo Sciascia, Edizioni Feltrinelli, Milano 1972 (Premio Viareggio);
Il cortile degli Aragonesi”- (rielaborazione di un’opera teatrale di autore ignoto) Editore Giannotta, Catania 1974;
Il poeta in piazza” - Edizioni Feltrinelli, Milano 1974;
Prime e nuovissime” - Gruppo Editoriale Forma, Torino 1983;
Le pietre nere” - Edizioni Feltrinelli, Milano 1983.

venerdì 9 aprile 2010

Spariamoci la bomba cannolo di Piana


Sicilia in festa per il cannolo. Il dolce simbolo della Trinacria viene degnamente celebrato a Piana degli Albanesi, incantevole località in provincia di Palermo. La delizia di bomba di ricotta, rinomata in tutto il mondo, sarà la protagonista della seconda edizione di “Cannoli and Friends” festival di dolci e culture che si apre oggi e si chiude domenica 11 aprile in una baldoria di dolci internazionali, degustazioni palatali e concerti musicali. Il tutto a sbafo, a scrocco o, meglio a ufo, come ci suggeriscono gli amici dell’Accademia della Crusca. Durante tutto il week-end di venerdì, sabato e domenica, sarà possibile far impazzire le papille gustative con il celeberrimo cannolo-bomba di Piana degli albanesi. Ma non solo. Oltre alla bomba caricata a pallettoni di ricotta, sarà possibile degustare ogni giorno, gratuitamente al parcheggio Otto Marzo, alcune specialità dolciarie siciliane. Si va dalla sfincia di San Giuseppe alla pantofola mandorlata di Lercara, dalla taralla di Castronovo al panbrillo, panettone “ubriaco” al limoncello. Al viadotto Tozia verrà allestito un villaggio espositivo che ospiterà enti pubblici, aziende sponsor e un interessante itinerario fra artigianato, turismo ed agroalimentare.
Momento centrale dell’evento sarà la gara di pasticceria internazionale, che vedrà confrontarsi dolci tipici di paesi balcanici. Oltre alla delegazione italiana con il cannolo siciliano, parteciperanno la Turchia che preparerà il baklava, la Serbia che presenterà il dolce tradizionale Vasa's cake, la Macedonia con la Ravànija, di origine ottomana a base di semolino e sciroppo e la Bosnia con il Tufahija, mele cotte nello zucchero, ripiene di noci e mandorle e condite con panna montata e vanillina.

La ricetta del Cannolo di Piana
Per realizzare circa 10 cannoli gli ingredienti sono:
Per le cialde:
150 g. di farina, 30 g. di zucchero, 1 cucchiaino di cacao amaro in polvere, 20 g. di burro, Marsala, sale, albume sbattuto, un po’ d’olio.
Per la crema di ricotta:
300 g. di ricotta fresca di pecora, 130 g. di zucchero, una bustina di vanillina, scaglie di cioccolato fondente.
Per la guarnitura: ciliegine candite, zucchero a velo.

La preparazione del cannolo siciliano
Porre su una superficie piana ed asciutta la farina, unirvi il burro, un cucchiaio di Marsala, un pizzico di sale, un po’ di albume sbattuto, cacao, zucchero, un cucchiaino d’olio. Realizzare un impasto consistente e porre in frigo per un’ora, avvolto in un panno. Nel frattempo passare a setaccio la ricotta unita allo zucchero, alla vanillina e alle scaglie di cioccolato fondente. Ricavare dalla pasta delle cialde una sfoglia e formare dischi da 10 cm. circa.
Ungere d’olio gli stampi e su di essi avvolgere i dischetti, sigillando il punto d’incontro delle due estremità con albume d’uovo. Friggere le scorze in una pentola con olio bollente. Dopo averle fatte raffreddare, sfilare i cilindri e riempirli con il ripieno. Guarnire a seconda dei gusti, con le ciliegine candite, porli su un piatto da portata e spolverare con lo zucchero a velo.
La farcitura dei cannoli può variare rispetto ai gusti personali. Si può usare, per esempio, la cannella al posto della vanillina o i canditi al posto delle scaglie di cioccolato.

La Piana che ti spiana
Piana degli Albanesi venne fondata nel XV secolo da profughi provenienti dalla penisola balcanica, in seguito all’invasione turca. Nel corso di successive migrazioni, altri profughi si aggiunsero al primo nucleo. Piana, ancora oggi chiamata dai suoi abitanti semplicemente “Hora”, ossia la “città”, sorse da principio alle falde dell’erto monte Pizzuta. Dopo poco tempo, però, i suoi fondatori furono costretti dall’eccessiva rigidità del clima a scendere nella pianura sottostante, donde il nome di “Piana”. Denominazione ufficiale della cittadina è stata, dalla fondazione al 1940, Piana dei Greci. In seguito venne chiamata Piana degli Albanesi.
La cittadina conserva ancor oggi il rito bizantino greco e la lingua albanese.
I caratteristici tradizionali costumi femminili, riccamente ricamati, vengono indossati in particolari feste di famiglia: matrimoni e battesimi, e in alcune solennità dell’anno liturgico bizantino, specialmente in occasione dell’Epifania, della Settimana Santa e nella domenica di Pasqua.

mercoledì 7 aprile 2010

Piglianculo e quaquaraquà, antenati cercasi


È l’ominicchio, di sciasciana memoria, l’anello mancante tra l'uomo e le scimmie. Una sensazionale scoperta potrebbe rivoluzionare la comprensione di come ci siamo evoluti. Gli scienziati credono che lo scheletro fossilizzato di un bambino risalente a due milioni di anni fa, rinvenuto in Sudafrica, sia quello di una specie completamente nuova che si trova in una fase intermedia tra i nostri antenati scimmia e l’uomo moderno. Ciò, secondo gli scienziati, potrebbe aiutarci a rompere uno dei grandi misteri del nostro albero evolutivo - esattamente quando l’uomo abbandonò la deambulazione a quattro zampe e cominciò a camminare su due piedi.
Scoperto l’ominicchio, rimane adesso da scoprire l’antenato del quaquaraquà e del piglianculo così come genialmente descritto nel 1961 dallo scrittore siciliano Leonardo Sciascia nel suo celebre libro “Il giorno della civetta”.
Leonardo Sciascia, nel colloquio tra il capo mafia don Mariano Arena e il capitano dei carabinieri Bellodi, per bocca del boss divide l’umanità in cinque categorie: “gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà…”.
Specifica il grande scrittore di Racalmuto facendo parlare sempre Don Mariano Arena: “Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più in giù: i piglianculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”.
Di uomini e mezzi uomini fossilizzati dell’età della pietra, della fionda e della cicoria se ne sono trovati tanti, di antenati delle altre specie (piglianculo e quaquaraquà) non si è invece mai saputo niente. Solo supposizioni. Adesso una scoperta che si annuncia copernicana: è nelle mani degli scienziati uno scheletro quasi completo di ominicchio, una via di mezzo tra l’uomo e la scimmia. Le ossa di ominicchio sono state trovate nella grotta Malapa Sterkfontein nella regione del Sudafrica dal professor Lee Berger, dell'Università di Witwatersrand a Johannesburg. Il professor Phillip Tobias, un antropologo all’università, ha detto che la scoperta è stata “meravigliosa ed emozionante”'. La scoperta, insieme a una serie di altri fossili in parte completata, potrebbe aiutare gli scienziati a capire come i nostri antenati si sono evoluti dall’Australopithecus, presente in Africa circa 3.9 milioni di anni fa all'Homo habilis, la prima specie di tipo umano che apparve intorno 2,5 milioni di anni fa.
Lo scheletro è già stato visitato dal presidente del paese, Jacob Zuma, e si crede appunto che sia un intermedio evolutivo tra queste due specie. Esso comprende un bacino e arti interi che possono rivelare se la nuova specie camminava in posizione verticale o su quattro zampe. Le ossa delle mani potrebbero invece fornire il primo indizio in merito a quando gli esseri umani abbiamo imparato la capacità di tenere i primi attrezzi in pietra. Il dottor Simon Underdown, un esperto di evoluzione della Oxford Brookes University, ha detto: "Questa scoperta può davvero aumentare la nostra comprensione dei nostri primi antenati".

iliubo


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...